venerdì 30 marzo 2012

11 anni fa e 11 anni dopo

Una mia compagna di scuola, ex compagna ormai, vive a Somma Lombardo, uno abita a Pavia, almeno un paio si sono trasferite nel capoluogo di provincia, le altre abitano quasi tutte intorno al paese. Eravamo così sicuri di andarcene tutti... molte si sono sposate, non hanno neppure finito l'università. Altre ancora si sono laureate e sono disoccupate. Anche molti compagni. Tutti in giro a non fare praticamente nulla, parcheggiati all'università, in apprendistati infiniti, completamente dimentichi del sogno di scappare. Ma siamo stati molto diversi, ammetto di non aver mai pensato di tornare giù, nonstante casa mi sia mancata e mi manchi moltissimo, mi stia perdendo tanto tempo con i miei genitori, mia sorella, le mie nipoti. Molte mie compagne hanno fatto la scelta i sposarsi, rimanere al paese, mentre i mariti sono altrove e tornano il fine settimana o una volta al mese. Mi chiedo quale sbagliata concezione di famiglia ci sia dietro e anche quale profondo infantilismo. Rinunciare a priori alla famiglia che uno si sceglie mi sembra un grosso sbaglio, non che la famiglia di origine non conti, non dico questo, ma mi viene in mente un passo della Bibbia: "L'uomo si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola" ho studiato troppo per pensare che questa unione sia solo in senso fisico. Non mi sono sposata da molto, 11 mesi più o meno, questo è vero, quindi non posso molto parlare, ma è vivendo con mio marito che ho veramente iniziato ad apprezzarlo e amarlo. Le piccole cose: una volta una litigata, una volta un piccolo pensiero, una discussione, un venirsi incontro, un pregare insieme. C'erano tante cose che all'inizio non avevamo il coraggio di dirci o di affidarci (esempio stupido:all'inizio del matrimonio mio marito non avrebbe mai permesso chi io chiamassi il tecnico della lavastoviglie, e forse ha ragione tutt'oggi, però mi ha affidato lo stesso il compito. Wow!) Credo che tenere i figli a casa, dopo che si sono sposati, sia sicuramente un atto egoistico da parte delle famiglie d'origine, ma soprattutto un grande fallimento educativo. Qual'è il compito verso i nostri figli? Cosa vuol dire educare qualcuno? Cosa vuol dire "augere"? Far crescere. Cosa vuol dire crescere? Semplice, diventare responsabili delle proprie azioni e quindi, in maniera semplice: cavarsela da soli!!! E poi un modo sano di intenere la propria vita da parte dei figli aiuterebbe. "Ama il prossimo tuo COME te stesso", non di più, e capisco onorare il padre e la madre, giustissimo, ma ci sono doveri verso la propria famiglia, e la propria famiglia non è quella di origine, è quella che tu ti fai. L'orizzonte deve spingere lontano lo sguardo, un genitore, un'intera società che non lo insegna è una società che non fa crescere, che si accontenta del pane e i giochi del circo. E per le persone che amo pretendo di più.


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